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Il Museo Mulino Sapignoli

Il Museo Mulino Sapignoli intende valorizzare il patrimonio etnografico dell’arte molitoria per promuovere una riflessione sull’esperienza lavorativa ed esistenziale e sulla memoria collettiva del territorio di Poggi Berni.
Il muso è spazio di mediazione fra patrimonio e comunità, là dove il patrimonio etnografico dell’arte molitoria è il risultato di esperienze emblematiche e del rapporto fra ambiente, lavoro e identità.

Il museo è momentod’incontro e di racconto per aprire dialoghi e riflessioni sui temi del lavoro e della vicenda umana; in tal senso può svolgere, oltre alla funzione di conservazione, quella calzante di luogo della “PRESA DI COSCIENZA” DELL’IMPRESCINDIBILE RAPPORTO FRA VISIONE DEL MONDO, ESPRESSIONE CREATIVA E IDENTITà.

Il Museo Mulino Sapignoli assume le testimonianze materiali del mondo molitorio quali “orme” dell’esperienza esistenziale e lavorativa degli uomini e delle donne dei mulini della valle del Marecchia.

Il mulino è un luogo della produzione a cavallo fra mondo contadino e mondo artigianale ed è un luogo della trasformazione d’energia, da quella idraulica a quella meccanica.
Il mulino è un luogo produttivo importante per l’economia di un territorio .
Il mugnaio svolge un lavoro specializzato, abita dove lavora, il suo lavoro trasforma e non realizza, è un protagonista del ciclo del grano e quindi del pane.
Il mulino, per la sua particolarità è nella tradizione popolare anche il luogo del mistero.
– Il lavoro nel mulino : la macinazione e i prodotti

Il grano passava tra le due macine, veniva gettato in un grande imbuto, la tramoggia, da qui scendeva in un cucchiaio, la sessola.
L’inclinazione della sessola, data dal mugnaio, determinava la velocità di discesa del grano che, passando tra le due macine, veniva frantumato.
Anche la frantumazione aveva tecniche precise.
Lo spazio tra le macine non doveva essere troppo stretto, perché si rischiava di “cuocere” la farina – come dicevano i mugnai – a causa dell’ eccessiva frantumazione.
Né doveva essere troppo largo, perché la farina poteva, in questo caso, risultare eccessivamente grossolana.

La maestria del mugnaio consisteva proprio nel riuscire a calibrare in modo preciso la luce tra le due macine e nell’ accorgersi del momento in cui le macine richiedevano una battuta.

La pietra delle macine con l’andar del tempo si levigava e logorava, allora il mugnaio doveva fermare il mulino, ribaltare le due macine e calibrarle battendole con martelletti appropriati.
Il lavoro del mugnaio richiedeva capacità e maestria estremamente particolari:
si trattava, infatti, di far funzionare in modo preciso e calibrato una meccanica estremamente pesante.

Il sistema dei mulini della Valmarecchia

Il patrimonio molitorio della Valle del Marecchia era costituito da ben 165 mulini.
Tre fasce marcano il territorio segnato dal fiume Marecchia – montagne, collina, pianura – la cui morfologia ha influenzato la nascita dei mulini, sorti in maniera piuttosto sparsa sul territorio, e che a loro volta hanno avuto notevole importanza come elementi tecnici di controllo nelle campagne, sia nella trasformazione dei rapporti di produzione sia nell’economia agricola di tipo mezzadrile.
Il mulino doveva risiedere per necessità d’ acqua sul canale, che per la zona della Valmarecchia non passava a lato dell’ opificio, ma sotto il sistema di macinazione.
Quest’ ultimo, per i mulini della bassa Valmarecchia, si presentava con una o più meccaniche, solitamente tre, mentre i mulini dell’ alta Valmarecchia erano a due meccaniche e accanto agli ingranaggi per la molitura, avevano anche meccaniche per il movimento di segherie.
Il sistema dei cinque mulini di Poggio Berni

La presenza molitoria nel territorio di Poggio Berni rappresenta una significativa particolarità, inserita nella più vasta e variegata realtà molitoria dell’ intera Valmarecchia.

La presenza dei mulini, forte soprattutto in termini di densità – nel solo comune di Poggio Berni se ne possono annoverare 5 – ha caratterizzato e continua a caratterizzare il territorio bernese, imprimendovi un marchio specifico e rappresentando un patrimonio di cultura materiale estremamente significativo.

Nel documento Capitoli dei Molinari della fossa Viserba, datato 1588, i cinque mulini di Poggio Berni erano così nominati:

1) Mulino del Pantano (poi Mulino Sapigni)
2) Mulino delle Pere (poi Mulino Ronci)
3) Mulino della Gualcherola (poi Mulino Maresi)
4) Mulino del Palazzo (poi Mulino Sapignoli)
5) Mulino delle Sore (poi Mulino Moroni)